Parkinson e metodo Trager

di Luca Manghi 29 ottobre 2013 Categorie: Senza categoria

Questo articolo è stato ripreso dal sito dell’Associazione Trager Italia:

http://www.trager.it/lapproccio-trager/benefici/item/105

La malattia di Parkinson è un disturbo neurodegenerativo, caratterizzato dalla perdita di neuroni dopaminergici in un’area del cervello denominata sostanza nera.

Alcuni tra i principali sintomi associati a questo disturbo sono: tremore, rigidità muscolare e bradicinesia (lentezza nei movimenti), a cui si legano difficoltà a camminare, alterazione della postura e disturbi di equilibrio.

Molti di questi disturbi risentono anche dello stato emotivo della persona, aumentando in condizioni di emotività e riducendosi in condizioni di tranquillità.

Attualmente, la terapia farmacologica riesce a controllare egregiamente parte di questi sintomi, mentre incide più limitatamente su altri.

L’Approccio Trager offre un intervento complementare al trattamento medico convenzionale, in un’ottica di sostegno e miglioramento della qualità della vita del malato.

Se è vero che la malattia determina un danno neurologico di base, è altrettanto vero che le conseguenze visibili di questo danno vengono spesso e volentieri aggravate da attitudini e schemi neuromuscolari acquisiti dalla persona, in seguito a esperienze traumatiche legate alla malattia, o talvolta indipendenti da essa.

Questo determina l’instaurarsi di un vero e proprio circolo vizioso, di cui il seguente esempio può costituire un modello paradigmatico: insicurezza e paura di cadere (quindi) immobilità e irrigidimento (quindi) riduzione dei segnali corporei (quindi) perdita di equilibrio, tensione estrema (quindi) da capo.

Ogni esperienza negativa, per esempio una caduta, si inserisce in questo circolo, rafforzandone il corrispondente modello neuromuscolare e traducendosi, quindi, in un apparente aggravamento dei sintomi correlati alla malattia.

È proprio a questo livello che l’Approccio Trager può intervenire con efficacia.

Durante un ciclo di sessioni, infatti, il cliente affetto da malattia di Parkinson sperimenta nuovi e piacevoli messaggi come sicurezza, stabilità, morbidezza, vivendo al tempo stesso una concreta esperienza di maggior leggerezza e libertà di movimento.
Non si tratta solamente di un insegnamento teorico o di un esercizio, ma di un nuovo vissuto sensomotorio, che si radica nel corpo e nella consapevolezza della persona, permettendole di aprirsi a nuove sensazioni, di interrompere i modelli neuromuscolari precedentemente acquisiti e ritrovare, in modo del tutto autonomo, una coordinazione della muscolatura più armonica, stabile ed equilibrata.

Il cliente sperimenta una sensazione di forza, mobilità e stabilità e, di conseguenza, una migliore funzionalità nei movimenti quotidiani.

I cambiamenti positivi, così come vengono descritti da clienti affetti da malattia di Parkinson dopo una sessione di Approccio Trager, comprendono fra l’altro:

  • scioglimento di tensioni fisiche e mentali,
  • agevolazione e miglioramento della funzione respiratoria,
  • stimolazione dei muscoli e della coordinazione motoria,
  • equilibrio interiore ed esteriore,
  • migliore funzionalità anche nel parlare e nell’intonazione della voce,
  • stabilità e sicurezza nei movimenti quotidiani e nella postura,
  • sollievo dal dolore,
  • allentamento degli schemi di rigidità,
  • riduzione dei tremori.

Il lavoro di contatto che l’Educatore Trager svolge sul lettino o sulla sedia insieme al ricevente viene costantemente integrato con l’esplorazione attiva del movimento, delle sue possibilità e delle sue qualità.
In questo modo, il ricevente impara a richiamare e coltivare egli stesso, durante la sessione, quelle esperienze e quelle sensazioni piacevoli che hanno stimolato risposte positive nei tessuti.

Tutto ciò che può essere spontaneamente e significativamente associato a queste esperienze positive (parole, immagini, movimenti…) viene utilizzato per facilitarne il ricordo e poterle richiamare anche nella vita quotidiana.

In corrispondenza a ogni richiamo le sensazioni si intensificano, si approfondiscono e i relativi processi neuromuscolari si fissano progressivamente, finché non prendono il posto dei vecchi schemi motori e dei difetti di postura.

Saper ascoltare

di Luca Manghi 13 maggio 2012 Categorie: Senza categoria

Ascoltare non è solo ascoltare l’altro, ma sentire cosa succede dentro di noi. Essere consapevoli se ci sono pensieri e quali essi sono. Essere consapevoli se ci sono emozioni, sentimenti e sensazioni e quali esse sono.   Riguardo ad emozioni, sentimenti e sensazioni , ci si arriva ascoltando il corpo. Il corpo è sincero, non può sbagliare, non può mentire : se noi lasciamo pura la trasmissione, senza metterci del nostro – aspettative, desideri, censure, paure – stiamo in ciò che è.  Ma per farlo è necessario essere disposti a vedere e ad accettare se stessi, sempre .   Se uno non è capace di accettare se stesso, non potrà mai accettare l’altro.

Saper ascoltare (2)

tratto da “Il potere di Adesso” di Ekhart Tolle, Armenia 2004, pag.146

Ho qui inserito questo brano di Tolle, unico inserto non mio, in quanto condivido pienamente quello che scrive sia nel seguente brano che in tutto il suo libro, che trovo davvero illuminante.

Ascoltando un’altra persona, cercate di non ascoltare soltanto con la mente, ma con l’intero corpo.  Mentre ascoltate, percepite il campo energetico del corpo interiore. Ciò distoglie l’attenzione dal pensiero e crea uno spazio tranquillo che vi consente di ascoltare veramente senza interferenza da parte della mente. Così date spazio all’altra persona, spazio per esistere. E’ il dono più prezioso che potete offrire. La maggior parte delle persone non sa ascoltare perchè la gran parte dell’attenzione è assorbita dal pensiero. Prestano più attenzione a questo che a quanto sta dicendo l’altra persona e nessuna attenzione a ciò che realmente conta :  L’Essere dell’altra persona al di sotto delle parole e della mente. Naturalmente non potete percepire l’Essere di qualcun altro se non attraverso il vostro. Questo è l’inizio della realizzazione dell’unione, che è amore. Al livello più profondo dell’essere, voi siete in unione con tutto ciò che esiste.

Per la maggior parte, i rapporti umani consistono principalmente di menti che interagiscono tra loro, non di esseri umani che comunicano essendo in comunione. Nessun rapporto può prosperare in tal modo, ed è  anche (nota mia) per questo che nei rapporti umani vi sono tanti conflitti. Quando la mente gestisce la vostra vita,  conflitti, dissidi e problemi sono inevitabili. Essere in contatto con il corpo interiore crea uno spazio limpido di assenza di mente entro cui il rapporto può fiorire.

Riabituarci a sentire: una proposta per vivere davvero

di Luca Manghi Categorie: Senza categoria

Riabituarci a sentire e ad affidarci alle nostre sensazioni ed esperienze interne invece che vivere riferendoci sempre all’esterno, rifacendoci al parere dello specialista o dell’esperto, della scienza o della medicina, della televisione e della stampa, che spesso ci vengono a dire cose che sapremmo anche da soli, se solo fossimo abituati a fidarci di più di noi stessi. Oppure che ci vogliono convincere di cose che intuitivamente già sapremmo false, se solo fossimo abituati a dare spazio alla voce interna.

E’ quindi importante innanzitutto affinare  il contatto con noi stessi, e l’abitudine al dialogo con le varie parti di noi, così da poter disporre di una voce interna che si esprima con chiarezza, di uno strumento accordato ed affidabile.  Prima ancora di questo, che questo strumento riesca ad esprimersi con un volume sufficiente, ovvero che il nostro corpo sia vivo. Quindi, a noi serve innanzitutto riuscire a sentire ciò che il nostro corpo ci vuole comunicare, il che corrisponde al volume di questo strumento, e poi saper ascoltare, prendere l’abitudine all’ascolto. Possiamo essere noi gli specialisti e gli esperti, quantomeno di noi stessi.

Il lavoro sedentario e l’abitudine alla fretta invece ci desensibilizzano.

Predominio della vista, il senso più veloce, su tutti gli altri sensi.

La propriocezione è invece il senso più lento.

Una persona che non sente è una persona più facilmente manipolabile: noi agiamo, e ci mobilizziamo per agire, solo se siamo in grado di sentire che cosa ci dà gioia e cosa ci dà dolore, e su questa base possiamo decidere dove vogliamo andare. Ma chi non è in contatto con questa base sensoriale è portato a svolgere una vita basata sulle convenzioni sociali, sull’educazione che ha ricevuto, su quello che gli altri si aspettano da lui, una vita diretta dall’esterno, in mancanza di una efficace bussola interiore . Si può davvero credere che il nostro desiderio di libertà possa essere soddisfatto andando in montagna con la BMW nuova, come ci spiegano le pubblicità delle auto.

Il lavoro corporeo che svolgo, a corpo libero e sul lettino, è proprio un lavoro che ci fa tornare a sentire, che ci porta a tornare in pieno contatto con il nostro corpo e le sue sensazioni: tali sensazioni  possono così tornare ad essere la base fondamentale del nostro agire nella vita di tutti i giorni.  Possiamo così essere sicuri delle nostre decisioni, che trovano ora una base di appoggio fisica nel corpo e nella terra che lo sostiene.